Rapper spagnolo condannato a due anni di carcere per aver insultato il Re

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La Corte suprema nazionale lo ha accusato di incitare il terrorismo con alcuni tweet.


Diversi tweet e un pezzo musicale che attaccano le istituzioni e la Corona bastano per essere arrestato, secondo il tribunale spagnolo.

Pablo Hásel il rapper spagnolo (nome Pablo Rivadulla) è stato condannato definitivamente a due anni e un giorno di carcere, da aggiungere una sanzione di oltre 20.000 euro, per aver incitato ed esaltato il terrorismo, insulti allo stato e alla Corona.

Se si avrà la conferma della sentenza anche all’ultimo grado, dal Tribunale Supremo, il rapper dovrà andare in prigione perché la pena ha una durata maggiore di anni 2 e ed era già precedentemente condannato in passato.

Pablo era già stato colpevolizzato e giudicato dalla Corte Suprema nel 2014 per il medesimo reato per le parole della canzone “Juan Carlos el Bobón”. Nel testo, l’ex sovrano spagnolo viene definito “capo mafioso” e accusato di aver ucciso il fratello. Juan Carlos I viene definito anche “parassita”. Secondo il procuratore, queste parole sono “impertinenti sotto ogni punto di vista e non necessarie” per esprimere le idee del rapper, e danneggiano “la dignità del Re emerito, minando la sua fama o attaccandone la stima” e quindi sarebbero un crimine.

In esame anche 64 tweet dell’account personale che conta 54mila seguaci. In questi “sono riportate azioni violente che incitano ad adottare azioni al di là della protesta pacifica”, si legge nella sentenza riportata da El Mundo.

 

 

“Policía Nazi-onal torturando hasta delante de las cámaras”, recita.

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La Prima Sezione giudica le pubblicazioni di Hasel come “un’azione comune, diretta contro l’Autorità statale nelle sue molteplici forme, denigrandole e offendendole a livello personale e collettivo, che alludono alla necessità di spingersi oltre in comportamenti violenti, anche con l’uso del terrorismo”.

I giudici sono Concepción Espejel e Nicolás Poveda. “Non si tratta di esprimere una rivendicazione politica per un’altra forma di Stato, come potrebbe essere quella repubblicana”, hanno riportato, ma è evidente una intenzionalità di “insulto e calunnia, dal momento che sono dedicati solo a insultare e denigrare la monarchia e i suoi membri”, “con chiara volontà che chiunque legga i tweet prenda una posizione contro di loro, anche violentemente”.

“Vediamo se sono colpevole io del fatto che il Re chieda denaro pubblico per andarsene a caccia o per pagare il silenzio delle sue amanti, come Barbara King. Se viene chiesta la prigione per tutti media che ha parlato di questa storia, non ci sarebbero carceri”, aveva dichiarato rispondendo alle domande del Procuratore Generale durante le udienze.

La magistrata Manuela Fernández de Prado aveva chiesto l’assoluzione sulla base del principio di libertà di espressione.

Nel febbraio scorso, anche unìaltro rapper, maiorchino Josep Miquel Arenas, “Valtonyc” è stato condannato a 3 anni e mezzo di prigione per gli stessi reati.

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