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I 47soul sono una gran bella realtà, in forte crescita ed in grado di far discutere in positivo; da poco è uscito anche il loro primo album intitolato Balfron Promise, un lavoro importante per una band palestinese che ha già partecipato anche ad alcuni festival internazionali.
Sono già ben visti in questo settore il che è fondamentale, mischiano stili dance ed hip – hop, riescono a far emozionare, proprio come successo al Festival Glastonbury tenutosi nel 2016; fu un evento notturno, ricco di ospiti ed amanti della musica, insomma, l’occasione giusta per far sentire anche il loro EP, ovvero Shamstep.
Hanno viaggiato il mondo e sicuramente il trasferirsi in una grande metropoli ha in un certo senso trasformato questi ragazzi, soprattutto da un punto di vista culturale, mentre se parliamo di musica loro sono sempre stati fedeli ad un’idea di fondo, ma è chiaro che sfumature di soul e reggae si sono aggiunte andando ancor più a rafforzare uno stile già di per sè estremamente unico ed originale.
Analizzando il loro album, ovvero Balfron Promise, si nota una copertina molto singolare; l’idea era quella di inserire richiami storici nell’intero progetto, passando quindi dalla dichiarazione di Balfour avvenuta nel 1917, l’idea poi si è sviluppata così tanto da essere trasformata in arte musicale, la soluzione giusta con cui potersi esprimere arrivando a più persone possibili in tutto il mondo.
Dietro ogni singolo brano ci sono pensieri profondi, i 47Soul odiano a priori la superficialità, i testi devono essere ben rilevanti in primis per loro e poi anche per chi li ascolta, ma al tempo stesso questa può rappresentare la soluzione giusta per raccontare la realtà, sfaccettature di un mondo vero che destano preoccupazione, emozioni in musica, è questa la vera chiave.
Tra i vari brani ci soffermiamo su Locked Up, che analizzata con superficialità parla di tagliarsi i capelli prima di schierarsi, caricarsi e fare una rivoluzione, ma come i 47Soul ci insegnano, bisognerebbe andare a fondo; per ogni evento ci si prepara al meglio, che sia una festa di laurea o un compleanno, che sia un matrimonio e quindi anche un’ipotetica rivoluzione.
Siamo esseri umani e le nostre impressioni su questo mondo cambiano da un momento all’altro, a volte siamo felici, altre totalmente depressi a causa magari della disoccupazione o delle varie ingiustizie che attanagliano questo mondo, in ognuno di noi c’è voglia di farsi sentire, forse la vera rivoluzione vive in silenzio in ogni persona, esiste quindi, ma non la percepiamo.
La musica dei 47Soul mira ad unire le persone e non di certo ad allontanarle!
La musica è ad oggi una nobile arte che riesce ad avvicinare le persone, ma è chiaro che non tutte le canzoni sono uguali; i 47Soul sono dalla parte del pubblico, di persone normali, che ogni giorno si trovano in situazioni assurde a dover combattere contro la violenza gratuita.
Basta aprire il giornale per leggere di ingiustizie, loro sono palestinesi ed è lo stesso identico problema, ecco dunque che a volte bisognerebbe festeggiare, magari con danze collettive, così che tutto il mondo possa condividerle ed emozionarsi.
Le radici non si dimenticano e le tradizioni devono essere valorizzate, ecco dunque che i 47Soul elevano il loro tradizionale Dabke, un ballo tipico palestinese che vive e sopravvive ormai da tanti anni, cercando quindi di inserire sfaccettature di questo stile in ogni loro brano , c’è stata però una piccola rivoluzione tra i membri del gruppo, perché se un tempo scrivevano prevalentemente di questioni politiche, hanno poi deciso di unirsi per creare qualcosa di diverso, di concentrarsi prevalentemente sulla musica e farsi conoscere in tutto il mondo.
Il loro stile musicale lega tradizioni ad influenze moderne, lo testimonia la presenza di una tastiera elettronica in ogni loro pezzo, sono riusciti a fondere più stili che potrebbero sembrare contrastanti tra loro, dando vita ad un genere incredibilmente originale ed orecchiabile.
Bisognerebbe comprendere anche la mentalità di questi artisti, sono ragazzi con le idee ben chiare, che scrivono assieme ogni pezzo, ne condividono parole e struttura; a breve poi partirà anche il loro tour, che toccherà sia la Gran Bretagna che l’Europa, senza dimenticare la Giordania e l’Egitto, ovviamente sperano anche di far tappa in Italia, amano il nostro paese e questo è un bene.
I veri problemi sono dovuti per lo più ai loro paesi di appartenenza, bisogna considerare che la Palestina è occupata e quindi molto spesso viaggiare, magari anche di pochi Km è davvero difficile, servono visti speciali e tutto questo chiaramente si riversa anche sulla loro attività musicale.
I 47soul parlano molto della politica del loro paese, così come anche delle ingiustizie, ma sono consapevoli del fatto che nulla può cambiare senza l’impegno dei cittadini, loro in parte ci provano con la musica, ma le divisioni ci sono e sempre ci saranno, quindi è difficile che i popoli siano uniti per davvero, ma confidano nel fatto che le nuove generazioni possano abbattere certi schemi.
Un piccolo richiamo va fatto anche all’attuale scena musicale palestinese, dove secondo i 47Soul qualcosa è cambiato, si è cresciuti anche in termini di organizzazione, ogni anno vengono organizzati alcuni festival con lo scopo di unire e di consentire ad artisti del posto di farsi conoscere, c’è tanto underground e tanto pop mainstream.
La musica va vista con un’ottica differente, può liberare popoli ed anche persone da idee sbagliate, in certo senso può essere definita un’arma bianca, ecco perché va accolta con gioia.
Dai 47Soul avremo tanto da imparare, ma per ora godiamoci la loro musica!
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